giovedì 19 marzo 2009

Archi e frecce si...

.. ma sono un papà e oggi è il 19 marzo... fatemi gli auguri!!!! :-)

martedì 17 marzo 2009

Problema....

Eh, si, è un problema davvero, ieri mi sono accorto che la dima per le lamine degressive si è curvata.. è in legno ed il legno si muove.. mio malgrado! Ne devo costruire una nuova ma stavolta vorrei tentare l'utilizzo di materiale diverso per non trovarmi tra poche settimane nello stesso guaio.. Due le strade percorribili: 1) costruirne una -o meglio due con due degressioni diverse- con lamine di legni diversi incollate insieme per garantirmi una stabilità nel tempo 2) comprare due pezzi d'alluminio ed affidarli ad un fresatore che lavori anche conto terzi... Nel secondo caso ho maggiore garanzia di regolarità e precisione... Che fare? la mia risposta attualmente sarebbe "qualunque cosa purchè in fretta..."

lunedì 16 marzo 2009

Zebrawood per Leila

Primo esperimento con lo zebrawood per un longbow che è stato provato sul campo ieri da Leila..
Riser in Bubinga con inserti di acero, molto fine, limbs con lamine interne di acero e frassino, lamine esterne in zebrawood, tips in padouk e zebrawood.
50# @28" lungo 66" - al cronografo 158 fps con freccia di 9.5 gpp
Anche per Leila era la prima uscita sul campo ed anche lei ha tirato molto bene , ottima tecnica in un arciere calmo e riflessivo, più che il puro istinto venatorio predilige la ragione e la serenità..

L'arco di Mattia

Eccolo qui in una foto "da campo" durante un momento di pausa, con un appoggia-archi , portaocchiali e portacappelli d'eccezione :-)
Riser: un bel misto di rovere, padouk, frassino e ciliegio, limbs con lamina interna in acero ed esterne in ciliegio, qui non si vedono ma i tips sono in ebano e tamarindo..
29#@25" lungo 62" - primo arco a subire la prova del cronografo, è uscito a 135 fps (feet per second -piedi al secondo - 1 feet=0,3048mt) con una freccia del peso di 7,5 gpp (grain per pound - grani per libbra di trazione dell'arco) .
Prima uscita al campo di Mattia dopo un lungo periodo di apprendistato in palestra, i primi tiri era un po' disorientato ma poi ha iniziato a macinare punti su punti.. ed anche lui è rimasto stregato dalle sagome...

venerdì 13 marzo 2009

Sulla velocità degli archi

E' solo una breve considerazione e nel contempo una sorta di "atto di fede" : io costruisco Longbow, anzi meglio ancora costruisco i MIEI Longbow, e li intendo con un ben preciso carattere: miti e godibili in trazione, acquisizione e rilascio ed affidabili nelle prestazioni.
Non cerco il design esasperato e le velocità stratosferiche quanto la semplicità di uno strumento da amare, un fedele compagno che esprima in sè le doti di quiete interiore che la stessa mente dell'arciere deve possedere per arrivare a bersaglio.
Se poi volete le frecce che vadano forte come pallottole...
COMPRATEVI UN COMPOUND!!!!

Il n° 2

Eccolo qua, secondo nato dopo una correzione della dima e dopo un'attenta valutazione dei difetti del primo per eliminarli in via definitiva..
Sempre 66" (ci credo fermamente in questa lunghezza d'arco, metà strada tra la troppa paciosità di un 68" e la frequente isteria di tanti 64") ma un po' meno potente del primo: 58#@28" .
Riser in Teak con motivo centrale in lamine di Frassino, Teak ed Acero (si chiamano accents), limbs tutto Acero costituiti da 3 lamine, due degressive ed una parallela impacchettate in una fibra di vetro diversa da quella utilizzata per il primo arco, forse non così performante ma sicuramente più regolare nella "tessitura" , il risultato è una perfetta trasparenza senza le righe opache ben visibili nel precedente. I tips sono stati realizzati in corno di cervo con un'accent di fibra rossa.
Anche questo arco è molto docile ed intuitivo, impugnatura ferma nella mano, nessuno stack nella trazione che è dolce e progressiva; sia questo che il primo sono stati ampiamente testati all'interno della palestra nella quale ci riuniamo ogni sabato in una ventina di arcieri ed è stato praticamente provato da tutti , allunghi, trazioni e frecce diversi e nessun problema, digerisce tranquillamente aste da 5/16 come 23/64 con spine e pesi diversi, e molti arcieri già ai primi tiri hanno visto restringersi le proprie rosate.. la prova li ha esaltati..
Ho cambiato il nome: il primo si chiama Devil's Harp ma è indiscutibilmente il mio ed è una cosa a sè, da questo in avanti si chiameranno tutti STINGRAY.. Ho solo pensato ad un paio d'ali, ma nel mondo sono stati utilizzati i nomi di tutte le ali di volatili dai questo mondo, dall'aquila al gabbiano passando per tutta la serie dei rapaci e di altri volatili meno aggressivi.
Le mie "ali" sono un po' diverse, Stingray è il nome inglese delle razze marine: avrete visto un documentario sugli abitanti dei mari e degli oceani, cercate di ricordare come si muovono mante e razze nel loro elemento naturale, sono sinuose ed hanno un movimento che ammalia, si rimane a guardare stregati quel lento battito d'ali sufficiente a mantenerle "in volo" nell'acqua..
Un po' come i miei archi ai quali sono riuscito a dare una curvatura che ritengo gentile ed efficace senza sconfinare nell'esasperato, stabilità e precisione di un disegno azzeccato e che senza esprimere velocità impressionanti spediscono la freccia al bersaglio senza vistose cadute di traiettoria.

mercoledì 11 marzo 2009

Otto mesi e mezzo...

...è il tempo passato dall'ultima volta che sono stato su un campo di tiro. E' stato in occasione dell'ultima gara che ho disputato (e vinto...) il 26 giugno dell'anno scorso a Montrigiasco; curioso come il tempo possa passare senza che si faccia sentire il bisogno di trovarsi immerso nella natura, alle prese con le sagome in salita, discesa, seminascoste e vicine o lontane.. forse quando si è totalmente presi nello studio di una materia si dimenticano tante altre cose e la costruzione di archi assorbe una grande quantità di attenzione e dedizione. Beh oggi il caro Marco mi ha chiamato: "Devo sfogarmi, devo andare a tirare ma non ho voglia di andarci da solo...c'è anche Paolo..." bell'invito per uno che non tira sul campo da otto mesi e mezzo!!! Ok pianto lì il lavoro, torno a casa a ritmo allegro, mi cambio d'abito e giù al campo! Sole e tanto vento, maglietta, camicia e uno smanicato tipo caccia, chissenefrega della temperatura, ho altro da pensare :-). L'occasione è stata propizia anche per la prova sul campo dell'arco che avete visto nell'ultimo post, un po' sbattuto lì senza ulteriori considerazioni che lo riguardassero e senza rendergli il giusto onore di essere il primo, ve lo presento ora: 66 pollici di lunghezza, 68 libbre a 28 pollici di allungo, abbreviato lungo 66" -68#@28" -, n° 0047 . Strano che abbia questo numero per essere il primo, no? il conteggio è partito dalla mia età, non sono scaramantico ma per me iniziare una nuova avventura è piuttosto importante, specie quando mi coinvolge così tanto, e siccome sono intenzionato a costruirne tanti il rapporto diretto con i miei anni spero sia beneaugurante. A parte i freddi numeri è stato costruito con i primi materiali che sono riuscito a procurarmi in modo economico e veloce: il riser (centrale) è in rovere recuperato presso la mia legnaia, strisce di frassino all'interno delle quali ho incollato un mosaico di melo, padouk e makassar che giacevano dimenticati nel laboratorio, i limbs (flettenti) sono un sandwich costituto da due lamine di mogano ed una interna di acero, tips in makassar e corno di cervo, impugnatura in crosta, verniciatura nitro opaca che sostituirò al più presto con vernice poliuretanica opaca per maggiore resistenza. Domanda fatidica: come tira??? 68 libbre si fanno sentire ma i 66" di lunghezza lo rendono molto docile, lo sforzo è distribuito su una maggiore lunghezza e quindi più sopportabile; al rilascio nessuna reazione fastidiosa a livello di impugnatura, niente calci, niente vibrazioni, l'arco sta nella mano e non "scappa", non c'è bisogno di dominarlo ma solo di tenderlo e dimenticare la matematica del tiro e altre amenità come il falso scopo o la proiezione della parabola della freccia sul bersaglio.. Istinto e null'altro! Ne ho avuto prova non appena la parte consapevole dell'arciere si è spenta per lasciare spazio al divertimento, al piacere di veder volare la freccia anche se con una serie di problemi dovuti al forte vento, le bestie erano lì dove volevo mandare i miei dardi, o viceversa, nulla cambia, tantomeno i buoni risultati. Battesimo del fuoco e prima uscita superati alla grande :-) una bellissima giornata che vedrò di ripetere presto e con un altro arco in prova...

giovedì 5 marzo 2009

La motivazione

Primo post per entrare nell'argomento, un attimo di introspezione per capire e farvi capire le intime ragioni che spingono un arciere a fare il grande salto: passare dal semplice utilizzo di un arco alla costruzione dello stesso, indubbiamente quello che si può definire il salto di qualità, il passaggio dalla comune mortalità ad una specie di Olimpo. Il mio primo pensiero è quello di una sorta di Dio Vulcano che forgia la materia e la assoggetta al suo volere ed alla sua personalità, dove al posto del fuoco e dei fumi c'è una nuvola di polvere di legno, e dove forgia, incudine e martello sono diventati forme, colle, attrezzi , lime e varie carte vetrate, ed il denominatore comune sono la fatica e la sofferenza della creazione. Si, è giusto chiamarla sofferenza, è quell'ansia di vedere l'oggetto finito misto al timore di sbagliare qualcosa, e di fatto è quel pezzo di artigiano che ci si porta a casa quando si sceglie un oggetto fatto a mano invece del solito prodotto di massa, quella parte di sé e della propria anima che si trasmette alla materia inanimata, rendendola di nuovo vitale.
Un’ulteriore molla è stata il fatto che anni fa ho conosciuto un costruttore di archi, uno bravo, ma davvero bravo, in rastrelliera ho ancora il mio primo longbow comprato da lui, ed il mio primo ricurvo, pure suo.. mi sono sempre chiesto come facesse a costruirli, quale fosse il segreto, l'alchimìa dell'unire ciò che sembrano semplici lamine di legno e fibra e ricavare un oggetto finito dall'aspetto accattivante e assolutamente performante.
Sono stato utilizzatore di oggetti di culto (longbow, che altro?)per circa 15 anni, di archi ne ho usati tanti, che siano stati miei o di altri, non ho disdegnato nemmeno l'utilizzo dei carrucolati e tutti a modo loro mi hanno trasmesso qualcosa, alimentando costantemente il fuoco di questa passione che mi arde dentro.
Tanti archi provenienti da costruttori diversi, ma ognuno con una sua ben definita personalità ed un carattere ben delineato che si ritrova in ognuno dei longbow prodotti da una medesima persona, come se il costruttore avesse trasferito nell'oggetto una parte di .
Il primo tenue barlume sulla costruzione di archi si è acceso ed ho iniziato la ricerca delle materie prime,iniziando tutta una serie di progetti mentali per iniziare a costruirmi almeno un paio di macchinari per la lavorazione dei legni ed una dima, arrivando poi alle varie soluzioni per l’incollaggio.
Ho quindi trovato i legni, ho recuperato quanto bastava per fare una carteggiatrice a tamburo con la doppia funzione di laminatrice, mi sono costruito una forma di base ed un forno, ho modificato un sacco di morsetti addomesticandoli alle mie necessità ed ho cominciato a far polvere di legno...
Il primo arco è stato tagliato e preparato nei suoi componenti, incollato e ben morsettato alla dima e poi messo in forno per 6 ore; in questo tempo mi sono sentito come un bambino che aspetta la mattina di Natale per andare a guardare sotto l’albero, pur sapendo che le sorprese avrebbero potuto essere tutt’altro che piacevoli..
E questo è il primo, del quale sono particolarmente orgoglioso e che nonostante l’enorme numero di errori commessi tira benissimo e non si rompe..
L'ho chiamato Devil's Harp ed è lui che da il nome al mio blog..

mercoledì 4 marzo 2009

Inizia l'avventura..

.. In realtà iniziano due avventure..
Già iniziata quella che dà il titolo al blog, ovvero la costruzione di longbow, ed inizia l'avventura del blog, tutta dedicata al Re degli archi, alla sua costruzione ed accessori.
So già che queste pagine mi porteranno via tanto tempo, aggiornamenti, controlli e risposte sono tutto ciò che costituisce la linfa vitale di un discorso che dovrà sempre essere in movimento.
Perché lo voglio così, un po' come sono io: dinamico senza essere atletico, impegnato senza la forzatura delle 24h full immersion, serio ma non senza sorridere, competente senza necessità di un dottorato.. ma soprattutto lo vorrei frequentato da altri appassionati come me per crearne un punto di discussione.
Arcieri e costruttori siete i benvenuti!!