lunedì 23 agosto 2010

TROPPO TEMPO..

.. è passato dall'ultimo post, chi segue si sarà fatto l'idea che ho abbandonato la Grande Avventura, ma non è così...E' solo un problema di ovvia schiavitù nei confronti della tirannia esercitata dalle inevitabili scadenze: manutenzione della casa, impegni imprevisti ma improrogabili, le immancabili "varie ed eventuali" che si presentano quando vogliono (quindi nei momenti meno opportuni) ma vanno affrontate senza indugio..
Così dopo aver imbiancato la casa del mio primo figlio, visto che già avevo i muscoli caldi, mi sono organizzato al necessario rinfresco della mia, solo che non sono state sufficienti due belle mani di pittura nuova ma ho dovuto scrostare la maggior parte delle pareti, stuccare (possibilmente con un lavoro ben fatto) e quindi ridipingere..
Poi è stata la volta della legnaia, ho acquistato una stufa a legna lo scorso anno e l'ho alimentata con la legna che avevo, roba di quasi 10 anni fa, ed un intervento di pulizia e manutenzione è stato più che doveroso..
Parte delle ferie sono pure state impiegate in altri piccoli lavori domestici..
Ma ora sono più che pronto a ricominciare!!!
Ve lo metto nel prossimo post, che arriverà a breve con tanto di fotografie.. è un intervento di recupero di un LB che andava buttato per una serie di motivi, ma ho una certa difficoltà nel separarmi dalle mie cose e l'ho lasciato in un angolino.. ora volevo provare una mia piccola teoria sulla torsione dei flettenti...
Ci vediamo tra pochi giorni, e scusate se sono mancato per un po'...

martedì 9 marzo 2010

PROSEGUENDO COL RICURVO

Come già scritto il primo tentativo di ricurvo è uscito dalla dima, purtroppo con una potenza quasi intrattabile (notare il "quasi"...) e con l'impegno morale di cambiare tutta la parte centrale della dima in modo di ottenerne archi leggermente più appruati e più trattabili.
Così ho tagliato via una consistente fetta di legno al centro della dima, provveduto alla chiusura di tutti i buchi ormai inservibil per farne di nuovi in posizione più opportuna ad ospitare le spine di faggio con le quali assicurare le lamine usando delle bande elastiche..
Nuovo passaggio sulla carteggiatrice a tamburo per addolcire il taglio della sega a nastro e successivo incollaggio di una lamina in legno duro per eliminare anche le più piccole asperità..
Ecco la dima modificata, che tra l'altro mi piace molto di più della precedente:
Poche parole anche sulla prima prova di ricurvo uscito dalla precedente versione della dima.. siccome sono uno che difficilmente si rassegna davanti ad un punto morto ho deciso che vista la spesa già effettuata per i vari componenti, il tempo impiegato per la costruzione delle lamine, l'incollaggio,la cottura e l'eliminazione della colla in eccesso tantovale buttare via due o tre ore nel tentare di recuperare il frutto di tanta fatica.. così invece di tagliare i flettenti nella classica forma di ricurvo ho optato per un taglio tipo longbow ma con i flettenti un po' più larghi..
Non dimentichiamo che nei ricurvi sul retro dei flettenti va incisa con la lima tonda una scanalatura longitudinale atta ad accogliere la corda dopo il rilascio, non mi voglio precludere troppo spazio così da non poterla più fare e voglio comunque lasciare abbastanza larghezza per non incappare nelle inevitabili torsioni del flettente in prossimità del ricciolo finale, e se dopo la rastrematura dei limbs avrò ancora troppo carico provvederò ad effettuare un trapping "intelligente", lasciando integra la zona dei tips per i motivi già descritti e ricavando una sezione trapezioidale solo nella metà dei flettenti.
Intanto queste sono le prime foto del ricurvino, non è per niente brutto ed è quasi un peccato farlo a pezzi.. faccio ancora un tentativo, sbagliare si può ma è importante imparare dai propri errori, e mica si ha sempre a disposizione una palestra, no?

martedì 16 febbraio 2010

...FACCIO UN RICURVO...!

Chiamiamola pura curiosità, chiamiamola un'intima e pruriginosa voglia di sperimentare, chiamiamola pure una scorribanda nell'ignoto.. mi sto attrezzando per costruire il mio primo ricurvo...
Premesso che dei ricurvi so poco e niente se non la conoscenza accumulata tirando diversi archi, e non solo i miei, e la poca esperienza della costruzione di qualche centrale ai quali ho accoppiato dei comuni flettenti in commercio.. Ammesso che non sia nulla di difficile è comunque necessario rispettare angoli, allineamenti e soprattutto una volta autocostruito il riser bisogna sempre fare il timing dei flettenti, operazione più ostica e delicata rispetto ad un longbow..
Mi sono ritrovato davanti al dubbio osservando una dima un po' storta, ormai era stata completamente rifatta con i materiali giusti ed il suo naturale destino era quello di passarla sulla sega a nastro per farla a pezzi e successivamente nella stufa per l'ovvio conforto del calore durante i lavori nei mesi freddi..
Che spreco.. perché non farne l'oggetto di una piccola sperimentazione? in fondo la parte storta era solo da un lato e non era nemmeno poi così "drammaticamente" storta..
Cara dima, hai tempo per scaldarmi le ossa.. per ora scaldami cuore, mente, fantasia e ingegno con le tue nuove future possibilità, ti offro una nuova vita, nuovi orizzonti e nuove occasioni di riscatto (non muoverti più in forno...) ti taglio, si, ma solo dove un flettente longilineo diventa un ricciolo, una curva dolce sulla quale adagiare nuove lamine di legno per dare vita ad un nuovo arco..
Ti faccio aggraziata, dolce, ma nello stesso tempo ti costruisco con 5 pollici e mezzo di deflessione, il ricurvo che verrà fuori di qui sarà molto precaricato in avanti, lo vorrei brutale e isterico, e veloce.. ed con il centrale di un longbow!!!
Buona fortuna, dima...
AGGIORNAMENTO: Ok, siamo a fine febbraio e la dima in effetti ha già sfornato il suo bell'archetto ricurvo.. un po' troppo ricurvo a dire il vero.. si perchè a vederla così "in negativo" la forma in sè non sarebbe male ma una volta visto "in positivo" l'arco che ne è uscito mi sono reso conto che 5" e mezzo di deflex tra la punta dei flettenti e il dorso dell'arco sono realmente troppi!
Complice anche il mio poco sapere circa la reale consistenza dei flettenti di un ricurvo (quante lamine? quale legno? quale spessore?), ho optato così per due lamine in olmo, una posteriore a coprire le fadeout del riser ed una anteriore con un piallaccio di radica di betulla, per impreziosire l'aspetto generale del ricurvo..
Le due lamine di olmo spesse 2,5mm taper 0.0015 in aggiunta alle due lamine di fibra di vetro da 1mm ed al piallaccio di 0,5mm si sono rivelate troppo spesse ed hanno dato origine ad un mostro di potenza che non è possibile utilizzare in nessun modo, da una prova piuttosto empirica risulta che con la semplice incordatura, 6pollici e mezzo di distanza arco-corda, si arriva già a 75libbre.. a 28" di allungo che a questo punto considero completamente teorici avrei oltre il centinaio di libbre, ammesso che l'arco possa reggere...
L'unico vero peccato è che non c'è una sola pecca nell'incollaggio, non una piccola bollicina, non una striatura, inoltre la radica di betulla ha preso un colore ambrato che si fa letteralmente guardare.. come già detto la scuola dell'autodidatta è dura ed è fatta anche di errori dai quali trarre i giusti insegnamenti..
Questo ricurvo rimarrà ad imperituro monito che forse è meglio un arco funzionante leggermente al di sotto delle aspettative, intese come libbraggio, che un arco troppo al di sopra del previsto, e pertanto inutilizzabile... senza contare che se le libbre sono pochine è sempre possibile accorciare l'arco di 5 cm, distribuiti alle due estremità, che le cose già si appianano...
Ormai questa dima è terra di conquiste ed inizia a presentarsi come una specie di Frankenstein di legno, con vari pezzi incollati insieme, e visto che sono già in ballo con la prova proseguo ulteriormente rifiutandomi di cedere terreno agli insuccessi, forte della nomea della gente dornese che i paesi del vicinato definiscono estremamente caparbia..
Quindi nuova modifica, in zona riser, che è stato abbassato di 2" e mezzo rispetto al primo disegno ed anche il centrale sarà diverso nell'aspetto e nella consistenza.. Poi: una sola lamina di olmo da incollare davanti al riser e questa volta la venatura di betulla verrà incollata sia sul dorso che sul ventre dell'arco..
Si vive e si impara...
Buona fortuna a me questa volta...

NOME! NOME! NOME!

Come dice sempre mio figlio: perché ostinarsi a dover dare un nome ad una cosa? e a tutti i costi?
Secondo me è il primo criterio di identificazione, ed un criterio di distinzione.. come vale per gli esseri umani avere nome e cognome così dovrebbe valere anche per una cosa, in special modo un prodotto che si vorrebbe vedere un po' di più in giro per i campi di tiro (ok, è vero, ho velleità di vedere i miei archi in mano a più gente, quelli che come me pensano ad un longbow da "duri e puri").
Stingray... è un bel nome quello che ho scelto ma con il senno di poi vedo che ce ne sono già in giro e ce ne sono stati altri in passato, non una marca con questo nome ma diversi modelli prodotti da almeno tre aziende diverse..
L'identificazione dei miei archi a questo punto la vorrei anche un po' più personale: un nome che appartenga a me e a me solo, e ampiamente identificativo di quello che faccio...
Ancora una volta: mi serve un nome.. per un arco...per tanti archi...

lunedì 25 gennaio 2010

E' un problema ma...

.. con un minimo di furbizia è risolvibile....
Sto parlando di un filato ampiamente utilizzato per le corde degli archi che da qualche anno è scomparso dal mercato, il caro vecchio Fast Flight che da sempre utilizzo per le corde flemish, materiale indistruttibile, longevo, affidabile e soprattutto super-conosciuto.
Dal 1999 è ufficialmente "discontinued" ovvero non più in produzione.. è una mezza verità perchè di fatto lo Spectra (questo è il nome tecnico del materiale che poi commercialmente diventa Fast Flight) è ancora prodotto dalle stesse aziende di prima, solo che è stato contingentato per l'80% dall'esercito americano per la produzione di vestiario antiproiettile, il restante 20% per usi che nulla hanno a che fare con arco e frecce.
Di fatto nulla ne rimane per il mondo dell'arcieria...
In teoria resterebbe solo da rassegnarsi all'evento e sciegliere tra i restanti filati sul mercato (non pochi, del resto) e riabituarsi alle nuove corde con santa pazienza, ma non è poi facile.. costruisco e ho costruito corde per un sacco di archi diversi, e ho avuto per le mani almeno un centinaio di archi a cui rifare la corda, ho sempre utilizzato il Fast Flight che per me è diventato il metro di paragone, ed ora che costruisco archi non saprei immaginarmi la differenza tra il nuovo filato Fast Flight Plus, o l'8125, o il BCY 450.. inoltre di tutti questi filati cambiano i diametri delle corde e nessuno di loro è uguale ad un altro.. è un casino, fino alla profonda conoscenza di un filato particolare potrei non riuscire a stabilire quanti fili ci vogliono per un 37# piuttosto che per un 60# o un 80#...
Però di certo so che possiedo una testardaggine ai confini del possibile e che già da tempo ha valicato quelli del probabile: ergo non mi rassegno allo spreco di metri e metri di filato al costo di oltre 50€ la bobina nè mi rassegno a perdere la testa ogni volta che devo conteggiare fili e diametri della corda di un nuovo arco..
E allora?
Semplice: prendo il telefono, una bella guida internet con i negozi di arcieria e chiedo se hanno delle rimanenze di magazzino!
Risultato: in un paio d'ore sono saltate fuori otto bobine del vecchio FF più una delle rare bobinone da mezza libbra...
Non male vero?

domenica 24 gennaio 2010

L'Art de l'Archerie

Stop! Prima di pensare male leggete le prime due righe, o tre che siano.. Questo titolo non è nato per autoincensarmi come nuovo costruttore di archi ma è il nome dell'ultimo longbow da me costruito per Aurora, una delle ragazze della compagnia arcieri medievali.. il nome è stato espressamente richiesto da lei così come i legni con i quali è stato costruito. Sulla nuova dima di compensato multistrato sono state così stese tutte le lamine ed i componenti di questa piccola meraviglia di colori, di aspetto accattivante e dalle ottime prestazioni nonostante il libbraggio di sole 36#@27" di allungo. Il longbow ha la mia solita lunghezza di 66", che consente una trazione fluida, pastosa e per nulla affaticante (nemmeno per l'arco), la freccia viene accompagnata dalla corda molto più gentilmente rispetto ad un arco più corto, è vero che all'uscita risulta meno veloce di un 64" ma la freccia mantiene più a lungo il suo volo senza apprezzabile perdita di energia cinetica.. I legni sono: Milletia Laurentii, Acer Distichum e Taxus Baccata per i flettenti (Wengè, Acero e Tasso) Guibourtia Demeusei (Bubinga o African Rosewood) con due accenti di Fraxinus Americana al suo interno (Frassino Bianco). Completano l'opera due overlays sul dorso dell'arco costituiti da due piallacci in Acero e Fraxinus Mandshurica (Frassino Ornamentale giapponese). In Acero e Frassino anche i tips. E' stato scelto di incollare la pelle solo sulla finestra della freccia, per non coprire il disegno del riser che merita di far bella mostra di sè. Buon Divertimento Aurora :-) (Giusto il tempo di ridurre ed inserire le foto)

giovedì 24 dicembre 2009

E' PASSATO UN PO' DI TEMPO..

.. dall'ultimo post di agosto, sembra così che non abbia fatto nulla da quest'estate fino alla vigilia di Natale...
Vero è che ho rallentato la produzione, come al solito problemi di tempo tiranno, impegni multipli, il ritorno della brutta stagione che come già detto mi impedisce di lavorare all'esterno del mio laboratorio (troppa polvere, e troppo pericolosa per la salute..) e non da ultimo la necessità di rifare per l'ennesima volta la stessa dima per longbow.. un problema serio, la scelta del materiale è fondamentale: dima ed arco vanno in forno a 70° per 6 ore, l'arco si incolla e la dima costruita con materiale sbagliato normalmente si storta, e da storta va bene solo per scaldarsi d'inverno..
Inoltre è stato un periodo durante il quale ho dedicato tempo ad un ulteriore studio ed alla messa in pratica di nuove nozioni, ed ora la crescita qualitativa del prodotto è senza dubbio visibile e tangibile.
E non solo: ho attualmente 4 longbow in via di finitura ed una nuova dima per la costruzione di un ricurvo estremo da 56" , sarà un piccolo fucile..
Intanto presentazione dell'ultimo nato: si chiama Stingray come tutti ma le sue caratteristiche sono da grande, parlando delle sue performance, e da costruttore quasi consumato se si parla di me.. questo è stato il banco di prova per l'utilizzo di quelle che vengono comunemente chiamate "veneers", venature.. sono fogli di piallaccio inseriti sotto la fibra di vetro che danno particolare tono e personalità all'arco, essenze che è difficile trovare in misura e foggia per ricavarne lamine tapered strutturali oppure essenze pregiate che per specie di legno non si prestano alla costruzione strutturale dell'arco ma sono talmente variegate ed attraenti da volere, e dovere, far bella mostra di sè.
Come in questo caso.
L'arco mi è stato chiesto da Mattia, figlio del caro amico Giuseppe della compagnia 01LAGO della quale sono sostenitore tramite il mio blog, da utilizzarsi nel tiro 3D e da caccia ed ovviamente con tutti i pregi del longbow costruito con i cosiddetti controfiocchi..
Nasce così con la lunghezza di 66", una trazione di 62# @27 questo nuovo longbow con una specie di "vestito della festa", la venatura sul dorso dell'arco, splendidamente maculata e di un bel color caramello è infatti di Fraxinus Mandshurica, un frassino ornamentale orientale, la venatura sul ventre dell'arco invece è costituita dal Re dei Legni, il Taxus Baccata dalla calda ed accattivante tonalità arancio (c'è bisogno che vi dica "tasso"????).
I flettenti hanno una novità al loro interno, stavolta ho abbandonato l'acero che normalmente utilizzo per la lamina centrale sostituendolo con un legno africano che qualcuno dice sia fragile.. niente di più sbagliato: è tenace e piega come una lamina d'acciaio, non si rompe ed è velocissimo.. di colore giallo con una vena fittissima e sottile si fa notare con discrezione il Morus Mesozygia, più comunemente noto come Difou, per le due lamine laterali è stato invece utilizzato il Gonystylus Bancanus altrimenti detto Ramin o Ramino, anch'esso veloce e stabile, facile lavorazione e risutltato certo.
Il riser invece è un piccolo mondo a sè con il suo legno rosso-porpora di Guibourtia Demeusei, al secolo Bubinga o African Rosewood, all'interno del quale sono stati ricavati due accents semicircolari di diametro e spessori diversi di legno bianco e nero, rispettivamente Sassafras Albidum e Millettia Laurentii, Sassofrasso e Wengè.. stessi legni usati per i tips con l'aggiunta di corno di capriolo per reggere la tensione della corda in Fast Flight. Da ultima un'impugnatura di pelle di serpente molto "Soft Touch"... e molto speciale...
Come va? quando l'ho provato mi sono semplicemente detto ma forse continuando a tirare con archi diversi per forza di cose il mio giudizio soffre di abitudine, e allora scriverò quanto riferito dall'attuale proprietario: <é un fucile, morbido in trazione, stabile in mano e velocissimo>, mi sono pure beccato dei bei complimenti :-) beh una gran bella soddisfazione!
Eccolo:

e questo è Mattia impegnato in due diversi tiri, in uno stupendo bosco innevato e dall'altana.