martedì 16 febbraio 2010

...FACCIO UN RICURVO...!

Chiamiamola pura curiosità, chiamiamola un'intima e pruriginosa voglia di sperimentare, chiamiamola pure una scorribanda nell'ignoto.. mi sto attrezzando per costruire il mio primo ricurvo...
Premesso che dei ricurvi so poco e niente se non la conoscenza accumulata tirando diversi archi, e non solo i miei, e la poca esperienza della costruzione di qualche centrale ai quali ho accoppiato dei comuni flettenti in commercio.. Ammesso che non sia nulla di difficile è comunque necessario rispettare angoli, allineamenti e soprattutto una volta autocostruito il riser bisogna sempre fare il timing dei flettenti, operazione più ostica e delicata rispetto ad un longbow..
Mi sono ritrovato davanti al dubbio osservando una dima un po' storta, ormai era stata completamente rifatta con i materiali giusti ed il suo naturale destino era quello di passarla sulla sega a nastro per farla a pezzi e successivamente nella stufa per l'ovvio conforto del calore durante i lavori nei mesi freddi..
Che spreco.. perché non farne l'oggetto di una piccola sperimentazione? in fondo la parte storta era solo da un lato e non era nemmeno poi così "drammaticamente" storta..
Cara dima, hai tempo per scaldarmi le ossa.. per ora scaldami cuore, mente, fantasia e ingegno con le tue nuove future possibilità, ti offro una nuova vita, nuovi orizzonti e nuove occasioni di riscatto (non muoverti più in forno...) ti taglio, si, ma solo dove un flettente longilineo diventa un ricciolo, una curva dolce sulla quale adagiare nuove lamine di legno per dare vita ad un nuovo arco..
Ti faccio aggraziata, dolce, ma nello stesso tempo ti costruisco con 5 pollici e mezzo di deflessione, il ricurvo che verrà fuori di qui sarà molto precaricato in avanti, lo vorrei brutale e isterico, e veloce.. ed con il centrale di un longbow!!!
Buona fortuna, dima...
AGGIORNAMENTO: Ok, siamo a fine febbraio e la dima in effetti ha già sfornato il suo bell'archetto ricurvo.. un po' troppo ricurvo a dire il vero.. si perchè a vederla così "in negativo" la forma in sè non sarebbe male ma una volta visto "in positivo" l'arco che ne è uscito mi sono reso conto che 5" e mezzo di deflex tra la punta dei flettenti e il dorso dell'arco sono realmente troppi!
Complice anche il mio poco sapere circa la reale consistenza dei flettenti di un ricurvo (quante lamine? quale legno? quale spessore?), ho optato così per due lamine in olmo, una posteriore a coprire le fadeout del riser ed una anteriore con un piallaccio di radica di betulla, per impreziosire l'aspetto generale del ricurvo..
Le due lamine di olmo spesse 2,5mm taper 0.0015 in aggiunta alle due lamine di fibra di vetro da 1mm ed al piallaccio di 0,5mm si sono rivelate troppo spesse ed hanno dato origine ad un mostro di potenza che non è possibile utilizzare in nessun modo, da una prova piuttosto empirica risulta che con la semplice incordatura, 6pollici e mezzo di distanza arco-corda, si arriva già a 75libbre.. a 28" di allungo che a questo punto considero completamente teorici avrei oltre il centinaio di libbre, ammesso che l'arco possa reggere...
L'unico vero peccato è che non c'è una sola pecca nell'incollaggio, non una piccola bollicina, non una striatura, inoltre la radica di betulla ha preso un colore ambrato che si fa letteralmente guardare.. come già detto la scuola dell'autodidatta è dura ed è fatta anche di errori dai quali trarre i giusti insegnamenti..
Questo ricurvo rimarrà ad imperituro monito che forse è meglio un arco funzionante leggermente al di sotto delle aspettative, intese come libbraggio, che un arco troppo al di sopra del previsto, e pertanto inutilizzabile... senza contare che se le libbre sono pochine è sempre possibile accorciare l'arco di 5 cm, distribuiti alle due estremità, che le cose già si appianano...
Ormai questa dima è terra di conquiste ed inizia a presentarsi come una specie di Frankenstein di legno, con vari pezzi incollati insieme, e visto che sono già in ballo con la prova proseguo ulteriormente rifiutandomi di cedere terreno agli insuccessi, forte della nomea della gente dornese che i paesi del vicinato definiscono estremamente caparbia..
Quindi nuova modifica, in zona riser, che è stato abbassato di 2" e mezzo rispetto al primo disegno ed anche il centrale sarà diverso nell'aspetto e nella consistenza.. Poi: una sola lamina di olmo da incollare davanti al riser e questa volta la venatura di betulla verrà incollata sia sul dorso che sul ventre dell'arco..
Si vive e si impara...
Buona fortuna a me questa volta...

NOME! NOME! NOME!

Come dice sempre mio figlio: perché ostinarsi a dover dare un nome ad una cosa? e a tutti i costi?
Secondo me è il primo criterio di identificazione, ed un criterio di distinzione.. come vale per gli esseri umani avere nome e cognome così dovrebbe valere anche per una cosa, in special modo un prodotto che si vorrebbe vedere un po' di più in giro per i campi di tiro (ok, è vero, ho velleità di vedere i miei archi in mano a più gente, quelli che come me pensano ad un longbow da "duri e puri").
Stingray... è un bel nome quello che ho scelto ma con il senno di poi vedo che ce ne sono già in giro e ce ne sono stati altri in passato, non una marca con questo nome ma diversi modelli prodotti da almeno tre aziende diverse..
L'identificazione dei miei archi a questo punto la vorrei anche un po' più personale: un nome che appartenga a me e a me solo, e ampiamente identificativo di quello che faccio...
Ancora una volta: mi serve un nome.. per un arco...per tanti archi...