giovedì 9 aprile 2009

Prestazioni

Ovvero cosa si può fare e fin dove si può arrivare con un arco tradizionale, senza dimenticare gli archi moderni, olimpico e carrucolato detto anche o compound che per qualche tempo mi hanno visto in qualità di adepto senza eccessive convinzioni..
Le specialità del Tiro sono diverse come diversi sono i campi di impiego di uno stesso strumento con vesti diverse: iniziamo però con il postulato che le prestazioni di un arco dipendono prima di tutto dalla sua potenza, e su questo non ci piove, maggiore è l'energia accumulata in trazione maggiori saranno la velocità e la gittata, ovviamente anche lo sforzo per tenderlo..
Iniziamo con il mite arco olimpico, quello che siamo abituati a vedere in Tv nelle mani dei nostri campioni Frangilli, Galiazzo, Di Buò e Nespoli ai quali va tutta la mia stima e simpatia: è un arco smontabile costituito da un riser che può essere in alluminio, magnesio, vari tipi di fibra e altri materiali che la tecnologia ci mette a disposizione ormai sempre più spesso. I flettenti sono normalmente laminati in carbonio e mantengono le loro prestazioni a lungo nel tempo, ad una relativa morbidezza di trazione corrisponde una buona velocità di rilascio e quindi della freccia. Sono normalmente equipaggiati con appoggiafreccia (rest), bottone elastico, mirino, stabilizzatore e clicker, con questi archi si tira anche a 90 metri e a quella distanza si arriva se non a prendere i francolbolli poco ci manca.. frecce quasi esclusivamente in carbonio o carbonio-alluminio. Poco mite vista la precisione, ma con qusto arco bisogna mirare e l'arciere deve restare alcuni secondi alla sua massima trazione (l'allungo), è giocoforza che i libbraggi non devono essere esasperati pena un sovraccarico della muscolatura e delle articolazioni delle spalle, le potenze vanno dai 15-20 libbre degli archi scuola alle 42-45 degli archi da competizione.
Il molto meno mite compound è costituito da un riser allungato sempre in alluminio o magnesio (ci sono tanti materiali utilizzabili ma mi si perdoni la scarsa competenza visto che non è propriamente il mio campo) ai quali sono accoppiati due flettenti corti e massicci. Al termine di questi ci sono due cammes di forme e dimensioni variabili da una marca all'altra, macchinate normalmente in alluminio. La corda dell'arco scorre in apposite gole, ricavate alla periferia delle camme e durante la trazione queste girano sul proprio asse fino ad un punto di fermo, detto muro, tarato sull'allungo dell'arciere. In questo paticolare caso lo sforzo di trazione viene sempre attribuito al flettente utilizzando le cammes come una sorta di precarica.. al rilascio i flettenti scattano recuperando il mezzo giro effettuato dalla ruota e la freccia viene letteralmente proiettata fuori ad una velocità che ai nostri giorni supera senza problemi i 300fps (feet per second, nelle nostre usuali misure cento metri al secondo). Anche questi archi possono essere equipaggiati con tutti gli accessori dell'olimpico - anche di più - ed occorre mirare, per questo lo sforzo di trazione è concentrato nei primi 20 centimetri dell'allungo per poi calare drasticamente e consentire all'arciere di arrivare all'aggancio con uno scarico di potenza anche dell'80% (let-off).
Alla distanza di 80- 100 metri la traiettoria della freccia è ancora tesissima. Non ho mai provato ma con un tale meccanica elaborata ed efficace unita a potenze che normalmente vanno dalle 50 alle 70 libbre credo che sulla distanza questi archi possono mandare una freccia ben oltre i 700 metri...
Ricurvo tradizionale: arco simile all'olimpico nella concezione ma più corto e performante, cambia completamente l'approccio rispetto ai due precedenti: qui non si mira, almeno non si utilizza il tipo di mira meccanica dei precedenti ma si arriva a bersaglio utlizzando la conoscenza e l'istinto dell'arciere.. breve inciso prima della descrizione: le potenze iniziano ad incrementarsi ed è quindi difficile rimanere in trazione per lungo tempo, quindi tutto il movimento di trazione di per sè è già un mirare, si arriva all'aggancio e dopo uno o due secondi si rilascia.
Cambiano anche i materiali, qui si usa il legno nel riser e lamine di legno con fibra di vetro trasparente nei flettenti, più è pregiato il legno più diventa bello l'arco e attualmente esiste una nutrita serie di artigiani che producono archi di un gusto ed una bellezza veramente notevoli. Prestazioni con velocità attorno ai 200fps, traiettoria piuttosto tesa nell'ordine dei 30 metri ed una gittata massima di circa 350-400 metri. Frecce alluminio e talvolta qualcuno usa anche quelle di cedro..
Per ultimo ma non è di certo l'ultimo il longbow: un pezzo unico tra riser e flettenti, quelli moderni sono costituiti da lamine di legno incollate tra loro all'interno delle quali è "inglobato" il riser e fibra di vetro trasparente all'esterno, quelli storici sono invece un unico pezzo di legno lavorato rigorosamente con coltello a due manici, raspe e rasiere.
Questo arco vanta una larga schiera di appassionati nonostante l'estrema semplicità del sistema: un arco in legno, una freccia in legno con penne d'oca o di tacchino e basta... forse è proprio la sua semplicità a renderlo così pieno di fascino e misticismo, è un arco decisamente maschio dove per mandare lontano una freccia o per avere traiettorie tese l'unico mezzo è la potenza, non c'è alcun ausilio per la mira ed i risultati sono il frutto di un perfetto equilibrio psicofisico tra l'arciere ed il suo strumento, tanta pazienza e dedizione.. le potenze vanno dalle 35 libbre, per un arciere alle prime armi, a salire: ci sono per esempio i cultori dell'arco inglese che si cimentano anche con 130 libbre, ed un recordman mondiale che considero il mio eroe personale, Mr. Mark Stretton, regolarmente registrato nel guinness dei primati con un longbow inglese di 200 libbre!!!
Nella vita di tutti i giorni di un arciere medio dirò che un 60 libbre è un giusto compromesso tra gestione e risultati, le traiettorie rimangono tese nei 25-30 metri e la massima gittata arriva a 250 metri circa.
e vedi http://www.youtube.com/watch?v=FS2GdVkrYrk&feature=related che qui c'è anche da divertirsi... :-)
Una piccola conclusione: per trattare a dovere quello che c'è scritto qui, e già sembra lungo, in realtà ci vorrebbe un trattato da far impallidire la Treccani... ma chissà che non stimoli la curiosità di qualcuno tra tecnologia, tecnica e storia....

lunedì 6 aprile 2009

Una prova

Uscito dal forno stanotte uno Stingray con due sole essenze: acero e zebrawood..
Il riser è stato costruito con inserto semicircolare a differenza dei precedenti inserti dritti ed i flettenti sono in zebrawood esternamente con una lamina interna in acero di spessore piuttosco consistente.
Le lamine utilizzate provengono tutte dalla nuova slitta, misurate e stramisurate sono risultate regolari e ben progressive nella rastremazione, e dovrebbero dare una diversa linea di curvatura all'arco. Si perchè a me piacciono gli archi che si presentano come una mezzaluna piuttosto che il modello americano con l'area dei tips quasi rigida, e quando si procede alla trazione i primi a muoversi devono essere i tips seguiti a ruota dal resto del flettente, quasi fosse un tratto di cerchio..
Altra variante è la misura del riser che ho decisamente accorciato di 2", questo dovrebbe fare in modo di creare più armonia nella curvatura dell'arco ed evitare quella zona visivamente rigida che irrimediabilmente viene a crearsi tra l'impugnatura ed il primo tratto di flettente... è un tentativo ed un inizio di standardizzazione delle lamine, spero di aver avuto ragione.. stasera procederò con il taglio dei flettenti e se possibile farò una prima valutazione del tiller e del libbraggio.
Cambia anche la lunghezza del longbow, questa volta darà 64" anzichè 66", sarà magari più nervosetto ma chissà che non diventi un piccolo campione...
Come si dice nella lingua madre dei longbow: stay tuned....

venerdì 3 aprile 2009

Un altro Stingray

Per qualche giorno la produzione si è fermata, in attesa della costruzione di una nuova slitta per le lamine degressive che in versione definitiva è stata provata due giorni fa con ottimi risultati.
Nel mentre ho portato a compimento il mio primo arco con lamine interne in bambù, che gode di ottima reputazione nel mondo dell'arcieria,, ed in effetti è proprio così..
Ho notato con piacere che a fronte di un libbraggio non proprio morbido (almeno nominalmente) corrispondono una fluidità ed una morbidezza in trazione davvero piacevoli, ed una velocità di uscita piuttosto rilevante.
I materiali sono zebrawood e padouk con inserti di frassino nel riser, i flettenti sono in quercia con all'interno due lamine di bambù di diversa densità, una è al naturale e parallela, l'altra è temprata e degressiva.
Una piccola nota storica che sconfina nel mistico: presso i popoli nordici, parliamo di normanni o vichinghi, l'arco in quercia era talmente pregiato da essere dotato di poteri magici, tanto da essere in grado di uccidere anche i demoni.
Ulteriore nota stavolta sul Bambù: non si tratta di un vero e proprio legno, la pianta è botanicamente considerata un'erbacea e strutturalmente si presenta come una fibra naturale unidirezionale, se provate a spaccare una canna di bambù vedrete staccarsi alcuni filamenti (pure molto taglienti); inoltre è un'essenza più dura di molte altre ed è ecologica, non necessita di fertilizzanti o anticrittogamici e si rinnova molto più velocemente delle altre piante.
Qualche numero: lunghezza sempre 66", 61 libbre @28" ed una velocità di uscita di 170 fps riferita alla mie solite frecce di 455 grani, verniciatura a spruzzo con vernice poliuretanica opaca ed impugnatura in pelle nera. Per chi è un buon conoscitore di arcieria dirò soltanto che lo stile dell'impugnatura è una classica Howard Hill....