lunedì 31 agosto 2009

STAINED CLASS

Stained Class è una famosa canzone dei Judas Priest, contenuta nell'omonimo album del 1978, universalmente riconosciuto tra i migliori, che tradotta letteralmente significa "Categoria Macchiata", forse un significato leggermente criptato per chi non conosce vicissitudini musicali e curriculum vitae di Rob Halford & C. ma in questo caso particolare Stained è traducibile con il doppio senso di macchiato/insanguinato e direttamente riferito ad una determinata categoria o genere (class) di persone.. Ritmi sempre al massimo, batteria da cardiopalma e per gli amanti del genere quasi un'ora di ottima musica tutta da ascoltare..
Si ma cosa può avere a che fare con archi e frecce?
In lingua anglosassone Stain significa anche mordente (per legno) praticamente quel prodotto che tutti conoscono e che serve per dare a legni chiari tonalità più scure e più nobili.
Nel mio caso un gioco di parole per dare il nome ad un longbow, nato per soddisfare una mia curiosità sull'utilizzo di un particolare legno nei flettenti nonchè banco di prova per una specie di compasso da montare sulla sega a nastro per tagliare con maggior precisione i riser con motivo a mezzaluna.. Il riser a mezzaluna è stato incollato nei suoi componenti principali qualche settimana fa e da allora è rimasto a cambiare continuamente di posto nel mio laboratorio in attesa dei suoi flettenti dedicati, ricavati da un legno che viene comunemente ritenuto molto poco nobile nel colore e che mai ho visto utilizzato nella costruzione di archi.
Il legno in questione è il comunissimo Ramin (Gonystylus Bancanus) che si trova a bizzeffe nei Brico di tutto il pianeta, legno per cornici, battiscope, finiture più o meno economiche ma con una tessitura che, pochi sanno, è quasi direttamente assimilabile al bambù (il bambù, che ho comunque già provato e che a me piace così poco, è riconosciuto come uno dei migliori legni da arco per via della sua vena filiforme e lunga quanto tutta la pianta che di fatto fa di questo legno una specie di fibra unidirezionale naturale).
Una volta rastremate, le lamine di Ramin sono state tinte con tre diversi mordenti all'alcool per dare un po' di 'tono' ad un legno color giallino piatto e spento nella venatura, iniziando con una tinta noce scura e poi con mogano ed infine con il giallo arancio che normalmente uso per dare colore alle frecce.. il giallo è stato steso solo sulle lamine del dorso dell'arco.. il risultato non è per niente male a livello visivo e nemmeno a livello di prestazioni..
Il longbow è andato in forno giovedì sera e quasi a tempo di record è stato tagliato, tillerato, carteggiato e verniciato, ora sto aspettando l'essicatura della vernice per fare due foto e postarle qui..
Numeri: lunghezza non convenzionale di 63", 64#@27" trazione non fluidissima ma del tutto godibile, ricordiamoci che ad un determinato libbraggio più è corto l'arco più la trazione si fa sentire, al rilascio si avverte la presenza dell'arco ma senza particolari vibrazioni o calci al polso, la velocità c'è e la botta pure.. di solito durante le prove tutti i miei archi si muovono un po' ma bisogna considerare che costruisco tutte le corde di prova con un filato di nylon che è pur resistente ma le cui caratteristiche meccaniche sono da considerare molto inferiori a quelle del Dacron, poi con le corde definitive in Fast Flight vibrazioni e movimenti vari spariscono al volo...
Dicevo, le prime 30 frecce sono state scoccate con la corda di nylon di prova ed alla distanza di 10 metri avevo seriamente il problema di non infilare frecce nella cocca di quelle appena tirate...
Per ora solo il testo, le foto arrivano.....
UPDATE (14 settembre) a questo punto per pubblicare le foto dovrò aspettare che qualcuno le faccia per me e me le trasmetta in qualche modo... Paolo...
Si perchè sabato sera, durante le prove di tiro del Palio di Garlasco, ho tirato fuori l'arco ed ho chiesto ai miei arcieri di provarlo e darmi un parere, e da quando è capitato in mano a Paolo praticamente non l'ho più rivisto..
Ci ha tirato qualche freccia e dalla seconda in avanti sono andate tutte nel giallo, oltre a questo ci si trova nella pastosità della trazione e nel rilascio, mi ha riferito infatti che il longbow è assolutamente fermo nella mano sinistra e non ci sono calci o vibrazioni di sorta..
Paolo, fa qualche foto così le pubblico e buon divertimento :-)
.... e intanto mi è pure venuta la tentazione di farne uno giallo....
UPDATE (18 settembre) mi sono arrivate le foto, eccole:

mercoledì 12 agosto 2009

TARGET PANIC

Ohi ohi, la sto proprio facendo grossa questa volta.. mettermi a parlare di uno dei più attuali e scottanti temi dell'arcieria tradizionale senza avere titoli o accrediti e con la mia attuale posizione di Sig. Nessuno.. Se fosse possibile inventare un intervento pericoloso nel bel mondo degli archi e delle frecce nessuno lo sarebbe più di questo.. Non c'è argomento di tecnica, attrezzatura o regolamento che provoca altrettante reazioni a catena, la bomba atomica dell'arciere, il terrore di ognuno di noi che nella sinistra dominiamo un arco e con la destra adomestichiamo un dardo (al contrario per i mancini...).
Vorrei provare ad essere breve ma come per ogni argomento appassionante che si rispetti la brevità può essere sinonimo di superficialità, quindi cercherò NON di spiegare cos'è il target panic ma di interpretarlo, come arciere di esperienza ormai ventennale e con un minimo di filosofia spicciola applicata alla praticità ed alla sopravvivenza di tutti i giorni, quella che vivono le persone normali, diversamente dai guru delle montagna che stanno da soli sul cucuzzolo della loro conoscenza, ci mangiano, ci bevono e soprattutto non possono essere contraddetti..
Nella definizione mi può aiutare quel meraviglioso strumento che è internet, provo a fare un po'di copia-e-incolla almeno per non sputtanarmi già nella definizione, avrò modo di farlo più avanti..
"Gli arcieri che non hanno mai sofferto di questo problema, leggeranno questa pagina con curiosità e un pò stupiti; infatti tratta di un argomento che non potranno mai capire...."
... WOW!!! però adesso lo sapete e la miccia ha già iniziato a bruciare...
"Si manifesta lentamente, al punto che non ci rendiamo conto di esserne vittima e quando si manifesta, la prima reazione che abbiamo è di non ammettere a noi stessi che ne siamo vittime." (questa l'ho sentita anche per l'infarto)
"Successivamente ci sentiamo imbarazzati e cerchiamo di nasconderla agli altri. Cominciamo allora a scusarci con gli altri per le nostre scarse prestazioni, evitiamo allenamenti regolari e arriviamo ad evitare di tirare in presenza di altri." (questa invece è similare alla pubblicità dei pannoloni)
"Le cause del target panic sono svariate e non è facile fornire una semplice risposta su come controllare tali cause; i problemi da cui nasce possono essere fisici o mentali o entrambi. "
RI-WOW!!
Comunque tutti hanno scritto di tutto ed anche di più, basta lanciare una ricerca su google e si trova il mondo; questa tra virgolette è la prima che ho trovato ed è in pratica la più cliccata, la più vista..
Si, si, lo so, altrochè breve, è già in vista una specie di articolo velenoso con conseguenze inimmaginabili.. è pur vero che qui ci si muove su un campo minato...Va bene, prima rileggiamoci bene le parti in blu e facciamoci una domanda: cos'è? Da definizione non è per nulla definito..
Come del resto non si sa come inizia, come agisce nel fisico e/o nella psiche e non si sa come rimediarvi.. Beh, diciamo che inizia in una qualunque piazzola di un qualunque campo quando uno che ha qualche punto più di te esordisce dicendoti "Ma tu hai il target panic!!!!"
Oddio!!! ho sempre avuto paura delle influenze americane greche e thailandesi, adesso che ho una certa età potrei iniziare a preoccuparmi di artrosi, reumatismi, calo delle prestazioni sessuali e tra un po' anche della prostata, ma questa cos'è? come si manifesta? e soprattutto come si cura??? non si sa, è il baco del quarto millennio, la guerra psicologica,la cultura del sospetto e il lavaggio del cervello sulle poche certezze che abbiamo nella vita, in questo caso quella di divertirci una domenica con una bella gara di Tiro...
Sono convino a questo punto che non esiste peggior dottore di chi ti dichiara afflitto da una malattia dalla quale lui stesso (ma nessun altro in verità) ti potrà mai guarire, e ti trasforma in un sanissimo malato immaginario minando le parti più intime del tuo Ego..
Un po' di analisi riportando l'argomento alle mie personali esperienze: tiro con il longbow dal 1994 ed ho iniziato con un 63#, mi sono poi comprato un ricurvo da 62#, un altro longbow da 61#, recentemente uno da 65# ed attualmente uso il primo che ho costruito che è 68#.. quando ho iniziato bene o male tutti usavano questi tipi di libbraggio; all'epoca non era ancora stata estremizzata la sagoma reflex-deflex anzi viaggiavano un sacco di archi dritti alla Howard Hill, esisteva quindi un certo appiattimento di materiali e prestazioni e se si voleva far viaggiare una freccia l'unico modo era avere i muscoli o farseli crescere; anche per le frecce la scelta era più limitata: le 5/16 le si dava ai cuccioli o agli scout, pochi i libbraggi diponibili per le 11/32 e una bella scelta sulle 23/64 che costituivano una buona fetta delle aste vendute.
Ammesso che ci fosse un difetto il gioco consisteva nel tirare una freccia pesante con l'obbligo di usare un arco di adeguato libbraggio (se non c'è il motore la freccia non va), occorreva un buon controllo della posizione, effettuare una trazione fluida ed iniziare la ricerca del bersaglio con la mano sinistra, già durante la trazione medesima; controllare la respirazione mentre si arrivava all'aggancio, effettuato a livello non proprio fulmineo ma quasi, visto che più si rimaneva in aggancio più ci si stancava, e quindi il rilascio con il controllo del follow-through... in pratica la ricetta di base di un buon tiro che si possa definire ISTINTIVO come mi piace pensare che debba essere ogni tiro effettuato con quella categoria d'arco.
Ora ci sono archi dalle geometrie estreme: super- reflex e super-deflex, da smontati hanno una piega così accentuata da sembrare ricurvi, e da incordati sono triangolari come gli archi egizi, se additittura non hanno i tips rivolti in avanti, a volte sono pure costruiti con legno che è così tanto riempito di resine fenoliche e similari da non essere nemmeno più definibile LEGNO.. qualcuno già sostituisce il riser, che in un bel longbow dovrebbe essere la quintessenza del fascino dei legni ritrovabili in natura, con altri materiali di origine più chimica che altro.. Alcuni longbow sono così sfacciatamente ricurvi che la stessa federazione ha dovuto mettere in atto nuove regole e fissare misure certe per la corretta identificazione della tipologia d'arco.
Cosa succede con questi archi? (non sto perdendo il filo del discorso.. ci arrivo...) la precarica dei flettenti consente un maggiore accumulo di energia già durante l'incordatura, durante la trazione quest'energia si accumula a dismisura ed al rilascio si libera con una velocità davvero sbalorditiva e con una resa molto superiore ai primi archi già con timido disegno reflex-deflex.
Pastrocchio.... con i longbow di qualche anno fa la facevano da padrone la fisicità e la potenza dell'arco e beninteso anche dell'arciere che si sottoponeva a continuo allenamento per controllare tutto il sistema, ora basta un archetto da 40 libbre con le freccette da 5/16 con libbraggio 50/55 e punta da 60/80 grani per avere le stesse prestazioni.. le 23/64 sono quasi sparite... e l'arciere???? lungi da me pensare che la maggior parte di chi tira si sia data alle pastine ed ai purè dei ricoverati ospedalieri piuttosto che a dei sani piatti di spaghetti con carnosa bistecca al seguito, no hanno sempre le stesse braccia anche se a qualcuno sono venuti un po' i capelli bianchi e un po' di pancia.. ma allora cos'è successo??
Semplice: hanno imparato a MIRARE... E come? facilissimo: 20 libbre in meno consentono a chiunque di rimanere non tre secondi ma anche tre minuti in aggancio, l'archetto è veloce, la freccia è leggera, viaggia e compensa tranquillamente la filosofia di base dell'arco istintivo, quella del duro e puro, alla quale dopo tanti anni sono ancora affezionato.. e trovo ancora tanti affezionati... ma che tipo di panico può derivare da questi strumenti così chirurgicamente precisi? qui non c'è stata tanto la perdita di braccia e di forza quanto una perdita di identità e la contemporanea acquisizione di nuovi guru, non si tira per divertirsi percorrendo un gradino per volta la lunga scala dell'esperienza ma si fanno subito tre rampe, tanto per non sbagliare, ed arrivare più rapidamente al punteggio più alto e al conseguente premio da ritirare davanti a tutti alla fine della gara.. . Dico, nulla di male in tutto ciò ma rispetto a chi come me usa ancora bicipiti e libbre sono convinto che cambia completamente la tipologia di tiro.
Quindi se con il mio arco da 68 mi sento dire che soffro di target panic ho tre possibilità:
1)cambio seduta stante il longbow e mi compro un elastichino con le freccette-
2)consulto le pagine gialle cercando per Betlemme e Terrasanta uno strizzacervelli specializzato in questo particolare problema e con disponibilità di consulti telefonici domenicali di cui usufruire durante la gara, tipo pronto intervento-
3) mando a cagare chi me l'ha detto e proseguo nel godermi la gara e la bella giornata.
La terza mi sembra immediatamente la più praticabile..
Così come mi è stato proposto, così come l'ho letto sul web e così come lo conosco è il problema più subdolo ed aggressivo per una mente che nel momento di fare ciò che deve fare vacilla sotto il grave peso di ... niente... Come ho già detto nulla è peggio di una malattia non definibile che chiunque ti può diagnosticare e nessuno ti può guarire..
E se non esistesse???
Ormai da sei anni faccio parte di un gruppo medievale costituito da arcieri, il gruppo è nato grazie ad alcuni che già tiravano con il longbow ed erano già in possesso di una certa esperienza.. nel corso degli anni, e con la complicità delle manifestazioni in piazza, si sono uniti via via nuove leve che erano completamente a digiuno di Tiro e che dovevano essere addestrate.. Me ne sono fatto carico, non possiedo una vastissima esperienza ma posso vantare una certa calma unita ad una buona dose di pazienza, mi sono studiato una tabellina di marcia ed ho iniziato i nuovi ragazzi all'arte del longbow.. Una strada in salita per chi non ha frequentato i dovuti corsi ma ci ho messo tutto l'impegno possibile ed i ragazzi hanno capito anche quello che a volte è difficile spiegare, dandomi fiducia e soprattutto soddisfazioni.. ancora adesso li osservo e sono pronto ad intervenire ogni qualvolta si adagiano in una posizione scorretta o effettuano un rilascio troppo strappato o "personalizzato".
Però nè allora nè adesso ho mai parlato loro del taget panic, non gli ho mai iniettato il virus, l'equivoco, l'incertezza.. ho sempre cercato di dare loro tonnellate di autostima e rispetto oltre a tutta la mia conoscenza sull'argomento, e li vedo tirare sereni, si divertono in gara, in manifestazione, durante l'allenamento.. se qualcosa non va tante volte sono loro stessi a chiedere di essere esaminati perchè "non si sentono" un determinato movimento.. e ho sempre onestamente detto loro che posso tenerli d'occhio nella posizione e durante tutte le fasi del tiro, ma la cosa più importante, cioè quello che vedono quando sono in aggancio e sono pronti a scoccare, quello non lo posso vedere in loro vece, è una valutazione completamente personale il cui controllo è frutto di continuo allenamento e dedizione.. e accidenti se ne hanno di dedizione!!!
Quando hanno sentito parlare di target panic e mi hanno chiesto di spiegare cos'è ho semplicemente risposto loro di continuare ad allenarsi con l'arco e soprattutto di tenere sotto controllo i loro stati d'animo, e che a volte la giornata è di quelle che si spacca il culo ai passeri ed altre in cui non si prende un elefante.. si mette via l'arco, si beve una birra e non se la deve prendere nessuno, è così col lavoro, con la famiglia e con tante altre cose, l'importante è che la fiducia resti intatta.. come? evitando di farsi troppe domande ed accettando gli eventi così come sono..
E perbacco ci può stare che ogni tanto si possa sbagliare nel valutare una distanza e che si metta una freccia fuori bersaglio, fa parte di un gioco dal quale la psicanalisi fai-da-te deve stare ben alla larga!!!
Tra l'altro diverse volte mi hanno detto che io stesso ne sono affetto, beh me ne sono sempre fregato e ho sempre tirato dritto per la mia strada, in special modo quella psicologica, dalla quale non mi posso proprio permettere di essere distratto.. curioso come chi me l'ha detto tiri con un arco di basso libbraggio, e che poi provando a tendere il mio mi chieda come riesco a finire una gara.. oh la finisco la gara e tante volte la finisco pure bene.. questo perchè essendo psicologicamente saldo nei miei principi e nelle mie scelte ciò che va bene a me non lo metto a disposizione degli attacchi esterni..
In medicina si dice che la prevenzione è meglio della cura e così dovrebbe essere sotto il profilo psicologico applicato allo scoccare frecce.. fatevi una bella immunizzazione: allenamento, allenamento e ancora allenamento, ovviamente senza arrivare all'infiammazione delle articolazioni, ricerca della calma e della serenità interiore, tirare prima di tutto per divertirsi altrimenti diventa un altro lavoro, con tutti i pesi e le conseguenze, credere fermamente in ciò che si fa e negli obiettivi che ci si prefigge, percorrere la strada maestra delle proprie idee con sicurezza e perchè no anche un minimo di spavalderia, ma soprattutto scegliere l'opzione n° 3 (più sopra) ogni qualvolta il dottorone di turno si lancia in diagnosi assurde..